venerdì 16 settembre 2016

liberismo, iperliberismo, ma che c'entra con la libertà?

Io non sono un retrogrado, ne un bigotto, cerco, per quanto mi consentano le mie sovrastrutture consolidatesi con l'età, di stare al passo coi tempi e non di farmi portare a spasso da loro. Ascolto Mozart con la stessa facilità con cui ascolto snoop dog, per farvi capire.

Sono certo di scrivere un'ovvieta' se affermo che la libertà non può prescindere dalle regole, se no, non sarebbe tale, ma caos e disordine, sregolatezza e follia. Non scrivo anarchia, poiche' nei tempi addietro, per alcuni, è stato considerato un valore ed io rispetto profondamente le idee di tutti.

Il mio problema è più recondito, più personale che altro, probabilmente dovuto a un ego che mi preclude ciò che ai più, ahimè,  appare terso.

Io credevo che libertà fosse il diritto di autodeterminazione dei popoli, la sovranità resa stato e che lo stato fossi anch'io, la certezza dei diritti per cui dei giovani poco più che ventenni infiammarono i cuori degli Italiani per il loro coraggio. Mi trovo, insomma, a disagio, io che associavo la parola libertà, che so, a Salvemini, Gobetti, Croce, Galante Garrone e in tempi più recenti, Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, Luigi Ciotti, a dover cambiare non solo personaggi, ma spostare pericolosamente in modo disequilibrante, il baricentro delle mie convinzioni.

Oggi si parla tanto di liberismo o iperliberismo, ( che già faccio uno sforzo a capire la differenza, tipo: mi girano le balle, mi girano "fortemente" le balle, ma che vuol dire? ) accoppiando il termine ad epigoni di organizzazioni multinazionali. So che non si inizia una frase con un ma:

ma per quanto mi sforzi, non riesco ad associare delle multinazionali alla parola che ha la propria radice in "liberta".Chi sono i liberatori: Bezos di Amazon? Chesky di airbnb? Kalanick di Uber? Sono questi i miei nuovi modelli di riferimento? Coloro che mi stanno liberando? Liberando da chi? Da cosa? Perché se sono "liberisti" o ipertali, vengono a portare libertà, giusto? E se alto portano il vessillo liberista, agiranno all'interno delle regole, che la libertà resa stato, ha postulato, suppongo.

Leggo invece che l'interpretazione "liberista", vuole, esige che le regole siano superate, o presunte tali, per cui loro, naturalmente, si ritengono "liberi" di non osservarle, vi è da notare che questo non vale per gli altri. Taxisti, ambulanti, commercianti, professionisti, proseguono a versare un tributo che sfiora il 67% , perché liberta' per i liberisti, significa anche essere liberi di trarre profitti dai territori in cui operano, eludendone la tassazione, è il famoso "libero mercato" che di libero non ha nulla, visto che anche l'ultimo degli ultimi, arriva a capire che così facendo, si vivificano solamente degli oligopoli, il cui significato è letteralmente: tanto in mano a pochi e ho forti dubbi sulle ricadute economiche ed occupazionali, visto che tutto indica un oggettivo incremento del precariato, semmai.

E l'Italiano? Come reagisce l'Italiano? Al posto di essere fortemente preoccupato, o iperpreoccupato si lascia distrarre dagli effetti speciali e continua a prendersela con Taxisti, ambulanti, commercianti e liberi professionisti, dimenticando non solo che anche a lui aumentano le tasse perché altri non le pagano, ma rendendosi complice della perdita delle libertà, dei diritti acquisiti, in nome del liberismo, che di libero non ha nulla.

Mikaelaj Nusell




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